Internet e il telegrafo

“Qualcosa di divertente, buono solo per un articolo di giornale”. È il giudizio che per diversi anni accompagnò il telegrafo di Morse nell’opinione dei suoi contemporanei, come racconta Tom Standage, saggista e redattore dell’Economist, nel suo libro The Victorian Internet . L’idea di comparare l’invenzione e lo sviluppo del telegrafo nel contesto dell’epoca vittoriana con quella di Internet nell’epoca digitale trovandone molti punti di contatto e similitudini è affascinante e, soprattutto, divertente. Il libro è stato pubblicato nel 1998 e, nonostante un ottimo successo internazionale, mai tradotto in italiano (è nella mia “lista dei desideri” da un po’, mi deciderò a leggerlo in inglese). Qualche giorno fa mi sono di nuovo imbattuto nel libro di Standage grazie a una citazione in un interessante articolo, anche se un po’ datato (2009 per la precisione), su giornalismo e interazione con i lettori Journalism as a conversation di Kate King.

La King giustamente cita il libro di Standage per sottolineare come, a distanza di quasi tre lustri dalla sua pubblicazione, nonostante lo sviluppo di Internet, del web e dei media sociali, le reali potenzialità degli strumenti digitali per migliorare la qualità dell’informazione siano spesso giudicate con una certa superficialità e supponenza dal mondo del giornalismo.

Riporto il brano della King, tradotto da me, nel quale accenna al libro di Standage…

Nel suo libro,”The Victorian Internet”, l’autore Tom Standage descrive come, dopo aver inventato il telegrafo, i suoi creatori abbiano lottato per anni prima che il mondo capisse come poteva essere effettivamente utilizzato. Nel 1844, con una finanziamento dal governo degli Stati Uniti per attivare il funzionamento della linea telegrafica tra Washington DC e Baltimora, il suo inventore, Samuel FB Morse, stava ancora cercando di convincere un mondo scettico sull’utilità della sua invenzione. “Eppure, dopo un po’ [Morse] si rese conto che tutti pensavano ancora al telegrafo solo come a una novità, come nient’altro che un qualcosa di divertente per un articolo di giornale, invece che la forma nuova e rivoluzionaria di comunicazione che lui aveva previsto”, scrive Standage.

Morse aveva inizialmente cercato di convincere il Congresso a finanziare ed utilizzare il telegrafo per le comunicazioni del governo, ma l’invenzione è decollata quando ha cominciato ad essere utilizzato per le comunicazioni aziendali e commerciali. Agli inizi del 1850, l’invio e la ricezione di telegrammi era diventato “parte della vita quotidiana per molte persone in tutto il mondo”

Probabilmente questa supponenza che ancora persiste ahimé nel mondo del giornalismo verso gli strumenti digitali farà sorridere i nostri posteri così come oggi noi sorridiamo di fronte alla diffidenza della società vittoriana verso il telegrafo. Il problema è che già oggi sempre più spesso, in presenza della chiusura mentale di molti professionisti dell’informazione (soprattutto da noi) ci prende lo sconforto.

p.s. Uno dei più interessanti articoli sul raffronto tra l’impatto dell’invenzione del telegrafo sul modo di fare i quotidiani lo ha pubblicato l’Economist qualche tempo fa Network effects. How a new communications technology disrupted America’s newspaper industry—in 1845.

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